...e allora canto anch'io

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Tutti dicono I love you  Tutti dicono I love you        
        

Tutti dicono I love youSempre più pelle e ossa, ci ascolta attento e minuscolo rincantucciato nel divano. La sua risposta è un espansivo sussurro, non esente da una bonaria ironia. E’ magro magro, anzi Sik Sik – come lo chiamerebbe Eduardo – il delizioso Woody Allen, l’artefice magico che, in “Tutti dicono I Love You”, fa ballare fantasmi e manichini mentre la splendente Goldie Hawn vola per aria, come nemmeno Mary Poppino, sotto un ponte di Parigi, impegnata con lui nel più romantico e, in tutti i sensi, leggero pas de deux visto fin’ora al cinema. Sempre più benestanti e sempre meno nevrotici, i suoi personaggi, anche se lui riesce a sedurre Julia Roberts grazie alla buffa spiata di sua figlia che l’ascolta da un buco nella parete mentre confessa la sua vita alla sua psicoanalista di fiducia.

«La psicanalisi continua a piacermi – ci spiega Allen – è una buona materia che permette alla’utore di descrivere bene le sue creature. Quanto ai ricchi, i personaggi che devono champagne, li ho sempre trovati molto interessanti. Anche perché la gente pensa sempre che siano senza problemi e, invece, non è così. Sono rarissime per tutte le relazioni esenti dal dolore, specie tra uomo e donna».

Il film è allegro, divertente, sembra che ora per lei sia un buon momento.
«Non è detto. A volte io sono l’esatto opposto di ciò che esprime il mio film. Quando ho girato “Misterioso omicidio a Manhattan” ero in un momento tragico, eppure il film era frizzante».

Ha sempre in mente di raccontare le sue traversie con Mia Farrow?
«Non adesso che la tragedia è ancora in atto e i miei figli piccoli, ma di sicuro lo farò proprio perché sappiano».

Ha ancora voglia di comprar casa a Venezia?
«Ogni tanto qualcuno mi telefona a NewYork per dirmi: “Io avrei voglia di decorare il suo palazzo”. E non c’è modo per convincerli che è una leggenda. Ma è sempre molto difficile togliere dalla testa delle persone quello che voglioni credere per forza. Faccio un esempio che riguarda l’aspetto autobiografico presente nei miei film. In quest’ultimo, l’unica cosa che m’appartiene per davvero è l’ambientazione. A New York il passaggio delle stagioni, l’arrivo dell’inverno e della primavera è veramente suggestivo e dà una spinta molto forte al cambiamento d’umore. Non è noioso e invariato come in California».

Tutti dicono I love youLa donna di cui s’innamora è Julia Roberts, nel prossimo film ci sara’ Demi Moore. Le ha preso voglia di star?
«E’ un caso, io scelgo in base all’esigenza del ruolo. Ma non pago molto, così accetta solo chi s’innamora della parte».

Perché ha voluto fare proprio un musical?
«Perché da piccolo li ho amati tanto. Tra i miei preferiti ci sono “Gigi”, “Cantando sotto la pioggia” e “My fair Lady”. Ma la musica, il ballo  e il canto li ho usati solo per dare il massimo risalto all’emozione, non per offrire pezzi di bravura, per questo, facendo il cast, non ho scelto Pavarotti, ma solo attori e ad alcuni neanche ho detto che avrebbero cantato».

E canta anche lei. Questa è la prima volta?
«Sì, e mi scuso, normalmente io canto solo sotto la doccia, come tutti. Ci sono almeno tre teorie su questo fatto: si canta bene sotto la doccia perché il marmo o le piastrelle danno un buon suono; perché l’acqua espelle ioni positivi che inducono a cantare, ma l’ipotesi più probabile è che tra il rumore dell’acqua e il sapone negli occhi non senti e non vedi niente. Quanto a ballare, davvero non ci riesco, in discoteca starei seduto a far battute sarcastiche vedendo gli altri dimenarsi sulla pista, e nel film, sotto il ponte a Parigi, io mi limito ad accompagnare Goldie Hawn. Poi, per quanto riguarda le coreografie, ho sempre tenuto presente la prospettiva dello spettatore: volevo che si vedesse sempre chi danza a figura intera, non sopporto i dettagli, i cambiamenti di prospettiva esasperati».

Parliamo dei fantasmi…
«In tutti i miei film c’è un simbolo di morte. E’ un problema che riguarda tutti. L’unico consiglio che si può dare a questo proposito è: divertiamoci finché siamo vivi».

In Deconstruction Henry, il film che sta terminando, accanto a Demi Moore, Robin Williams e Billy Crystal, lei è un tipo cattivo…
«Il peggior uomo del mondo. Ho fatto di tutto perché a interpretarlo fossero Dustin Hoffman o De Niro, ma non hanno voluto, così è toccato a me. Sarò uno scrittore nevrotico, crudele con le donne, perverso eroticamente. E anche stavolta non riuscirò a convincere nessuno che non sto parlando di me».     

di Marina Pertile

Sali


Tratto da FilmTv anno 5 n°4 - Pubblicazione amatoriale, non si intende violare nessun copyright