La casa di Edgar
Allan Poe
Woody Allen impegnato in
una crociata che ha tentato di salvare dalla demolizione la casa newyorkese dove abitò
Edgar AlLan Poe, ecco di seguito gli eventi.
25 Luglio 2000
«Come regista che ha cercato di
immortalare Manhattan nel suo massimo splendore e fascino, vorrei aderire alla presa di
posizione di alcuni residenti del Greenwich Village contro il progetto della New York
University di costruire un edificio di 13 piani nella terza strada ovest, distruggendo due
costruzioni di rilevanza storica, tra cui una casa dove visse Edgar Allan Poe.
Non c'è discussione sul fatto che il Greenwich Village rappresenti la
New York più incantevole e che negli anni il trucco per filmare Washington Square e
dintorni è stato quello di mostrare al mondo la magia delle zone incontaminate escludendo
dalle inquadrature la costruzione della New York University.
Nessuno ha niente da obiettare sulla necessità di espandersi della
facoltà di legge dell'Università. Ma certamente il problema può essere risolto in un
modo che non distrugga un altro pezzo di un'area che sta velocemente scomparendo.
E' difficile per me credere che una grande istituzione coma la New York University, che ha
avuto la preveggenza e il buon gusto di espellermi molti anni fa, resti insensibile al
caso.»
Woody Allen
2 Agosto 2000
«E
difficile per me credere che una grande istituzione coma la New York University, che ha
avuto la preveggenza e il buon gusto di espellermi molti anni fa, resti insensibile al
caso», ha scritto il 25 luglio Woody Allen al New York Times facendosi paladino
della battaglia di alcuni residenti del Greenwich Villane contro un progetto di
allargamento dellateneo che porterebbe alla distruzione di due edifici storici, fra
cui una casetta abitata da Edgar Allan Poe nel 1845.
Woody Allen ha pure intinto la penna nel veleno, specificando che per
rendere cinematograficamente il fascino del Village e di Washington Square bisogna
escludere dalle inquadrature le costruzioni della N.Y.U. E quindi da escludere che luniversità
possa essere «sensibile» agli scrupoli di un allievo scomunicato (le biografie narrano
che da sempre il piccolo Woody fu scolaro intrattabile); ma forse il giudice Robert
Lippman della Suprema Corte di Manhattan può non essere stato insensibile al grido di
dolore di un regista incapace per sua stessa ammissione di vivere fuori da Manhattan,
fondale storico delle sue creazioni.
Il magistrato, infatti, ha deciso ieri di bloccare temporaneamente la
demolizione. Due gruppi per la protezione dellambiente cittadino avevano sollecitato
lingiunzione, che diffida la facoltà di Legge dellateneo dal demolire gli
edifici fino a unudienza fissata per l8 agosto.
Sembra la solita disputa che a ogni latitudine contrappone chi mira a
ristrutturare i centri storici e i fautori della conservazione ambientale, ma la presenza
sia pure fuggevole del grande Edgar Allan Poe nella piccola casetta in mattoni rossi al
numero 85 di Amity Street (ora West Third Street) ha
dato spessore al caso.
Da un lato i protezionisti si aggrappano alla fama dello scrittore
(Boston 1809-Baltimora 1849) e di quei capolavori che furono i Racconti («Ligeia»
e «Il crollo della casa Usher» tra quelli del terrore, «Discesa nel Maelstrom» tra
quelli metafisici); dallaltro, i portavoce dellUniversità ribattono che il
legame fra quelledificio e Poe è «labile come un tessuto di liso», dato
che lo scrittore vi abitò pochi mesi e che, da allora, la casa fu ristrutturata più
volte.
In effetti Poe, assillato da difficoltà economiche ed esistenziali, si
era trasferito da Filadelfia a New York nellaprile del 1844, vagando da un angolo
allaltro dellEast Broadway; ma in autunno fu assunto dallEvening
Mirror, dove fu critico e vicedirettore. Potè così permettersi quelle due stanze al
Villane, presso il parco, perché il verde giovasse alla salute di Virginia, la moglie
tubercolosa che morì nel 47, lasciandolo preda dellalcol e delle ossessioni.
In quel breve periodo di relativa tranquillità, Poe pubblicò, sullAmerican
Rewiew, Il corvo e altre poesie, testo che gli aprì le porte a una tardiva
celebrità. Insomma, in quello stabile di mattoni che ora la facoltà di Legge vuole
ingoiarsi, è nato un classico della letteratura che ha nutrito generazioni e generazioni
di studenti americani. E sembra paradossale che a progettare la demolizione non siano
generici speculatori edilizi, ma unistituzione culturale prestigiosa come la N.Y.U.,
anche se ha espulso Woody Allen (lo stesso Poe ebbe analoga sorte con unistituzione
altrettanto di prestigio, quando venne espulso per indisciplina dallAccademia di
West Point).
La disputa sta coinvolgendo gli studiosi: emeriti professori come
Burton R. Pollin della City University, autore di dodici libri su Poe, sostengono che ledificio
può essere utile agli studenti per farsi unidea su come e dove lo scrittore visse
quel periodo; docenti altrettanto emeriti ribattono che i rifacimenti ne hanno disperso laura.
Al di là delle querelles accademiche e delleffettiva rilevanza scientifica,
certi luoghi possono avere valore di simbolo, e di simboli è disseminata la vita e la
memoria di ognuno.
Guai a distruggerli, sembra dire Edgar Doctorow, grande contemporaneo
della letteratura americana, autore di Ragtime. Lo scrittore ha preceduto di
qualche giorno Woody Allen nello scrivere una lettera che il New York Times ha
pubblicato con una significativa vignetta dove un grande corvo, simbolo di Poe, sormonta
un piccolo edificio. Doctorow, che fra laltro è professore di letteratura inglese
alla stessa New York University, non si meraviglia del fatto che i colleghi di
giurisprudenza abbiano bisogno di espandersi. Ma vuole ricordare che la casetta di Poe è
uno degli ultimi retaggi di una stagione letteraria, sopravvissuto nel tempo e nello
spazio. Henry James, ricorda lo scrittore, nacque proprio in Washington Square, il cuore
del Village: John Dos Passos, Edna St. Vincent Millay, Thomas Wolfe ed E. Cummings hanno
trascorso qualche periodo nel quartiere universitario. E ancora Mark Twain affittò delle
stanze sulla Decima Strada, mentre il saloon preferito da Walt Whitman era nei
paraggi, appena a nord di Bleecker Street.
La casa di Poe, ricorda ancora Doctorow, è abbastanza piccola e molto
emblematica della vita dello scrittore trascorsa perennemente nelle ristrettezze. Il
professore di letteratura, insomma, si meraviglia che quelli di legge non abbiano pensato
a un progetto di edificio che passasse attorno, dietro o sopra la casetta, salvandola dalle ruspe. Anzi, il
progetto potrebbe addirittura prevedere la ristrutturazione della casa comera quando
Poe vi abitava. Così luniversità non disporrebbe soltanto dei nuovi spazi di cui
ha bisogno, ma avrebbe anche lonore di rendere un servizio alla memoria collettiva.
Perché amministratori e architetti non ci hanno ancora pensato? E la
casa di Poe va a finire lunedì prossimo in tribunale? Basterebbe ricordarsi della forza e
del significato dei simboli.
Cesare Medail, Corriere della Sera 02/08/2000
15 Ottobre 2000
Woody Allen ha perso:la palazzina di
mattoni rossi nel Greenwich Village dove Edgar Allan Poe visse tra il 1844 e il 45
sarà abbattuta per consentire alla facoltà di legge della New York University di
ampliare i propri spazi costruendo un nuovo, moderno edificio. Lattore aveva
sostenuto la protesta delle associazioni per la conservazione dei monumenti scrivendo
anche al NewYork Times una lettera ironica. La lettera fu pubblicata il 2 agosto
scorso dal «Corriere». Ieri il giudice ha dato torto ai protezionisti e via
libera alla N.Y.U., il cui portavoce ha sostenuto che la casa era ormai diversa da quella
dove Poe «non aveva comunque scritto nulla di significativo». Peccato che proprio
in quel periodo di relativa tranquillità economica (lo scrittore, assunto dallEvening
Mirror, si era stabilito al Village sperando che il verde dei parchi giovasse alla
salute della moglie tubercolosa), avesse dato alle stampe Il corvo e altre poesie,
lopera che gli aprì le porte della celebrità.
Anche lo scrittore Edgar Doctorow, docente di letteratura alla stessa
università, si era unito a Woody Allen proponendo ai colleghi di legge un «progetto
di edificio che passasse attorno o sopra la casetta, ripristinando laspetto che
aveva ai tempi di Poe». Poteva ununiversità ragionare da palazzinara?
Evidentemente sì.
Cesare Medail, Corriere della Sera 15/10/2000
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La casa di Poe a New York come
appare oggi. |
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Lo stesso palazzo in una foto
d'epoca. |
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