Intervista a Alfonso Arau

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Alfonso Arau, regista di "Ho solo fatto a pezzi mia moglie" racconta l'incontro con Woody Allen e la Cucinotta. E svela un segreto: la commedia può essere solo sovversiva...

Alfonso ArauAlfonso Arau regista del non dimenticato "Come l'acqua per il cioccolato" e attore per Sam Peckinpah nel leggendario "Mucchio Selvaggio" (era Herrera, uno dei bravacci di Mapache). Al cineasta messicano chiediamo la sua ricetta: quella che gli ha permesso di riunire - in un piccolo film indipendente di cui fanno parte anche Elliott Gould, Kiefer Sutherland e David Schwimmer - tante star tutte insieme.
«Niente ricetta, è una semplice serie di miracoli - spiega il regista-. Il primo è stato scovare questa sceneggiatura che giaceva da 5 anni sepolta sotto mille scartoffie nella mia agenzia. Quando poi ho saputo che Allen aveva preso contatti proprio con questa società, per lavorare come attore con altri registi, gli ho mandato il copione. Aveva almeno altre 20 proposte, ma già dopo una settimana ha voluto incontrarmi a New York nel locale dove lui suona il lunedì. Ci siamo parlati per più di un'ora e poi, tornato in albergo, mi ha chiamato il mio agente per dirmi che aveva accettato».

Cosa l'aveva convinto?
«Probabilmente le stesse cose che hanno attratto me. Io sono diventato famoso in tutto il mondo con il romantico "Come l'acqua per il cioccolato" ma sono in pochi a sapere che prima ho sempre fatto commedie estreme, politicamente scorrette, convinto che umorismo e poesia debbano esser sovversivi per essere buoni. Perciò questo è stato, oltre al realismo magico, la scorrettezza politica, l'irriverenza, l'equilibrio tra umorismo e fede, senza però mai offendere, mancare di rispetto, l'elemento che più mi ha divertito e che di certo è piaciuto anche ad Allen, che politicamente scorretto lo è stato per tutta la vita».

E Sharon Stone?
«Come si è sparsa in giro la notizia che di questo mio lavoro facevano parte Allen e Vittorio Storaro, con cui già stavo lavorando per "Zapata", il mio prossimo film interpretato dal peruviano-americano Benjamin Bratt, mi è arrivata una lista di star disposte a farsi pagare il minimo sindacale pur di esserci. Ed ecco materializzarsi Sharon Stone per soli 1700 dollari. Insomma, un altro miracolo».

E uno, invece, è capitato alla Cucinotta, che in effetti è molto famosa in Italia ma c'è anche chi storce il naso sulle sue qualità di attrice...
«Nemo profeta in patria. A me piace molto, ha un talento forte, è bella e dolce e poi reagisce molto bene alle indicazioni di regia. L'ho conosciuta in Argentina, doveva consegnarmi un premio ad un festival. L'ha fatto senza dire una parola, poi, stimolata dal conduttore, mi ha detto tutto d'un fiato: vorrei lavorare con lei nel suo prossimo film. Quando poi l'ho chiamata a Roma non ha nemmeno voluto leggere la sceneggiatura. Ha detto subito di sì».

di Marina Pertile, "FilmTV", anno 8 n.41

Sali


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