L'intellettuale e la puttana
Alta
trenta centimetri più di Woody Allen, con un numero di colori addosso che lui non
potrebbe indossare nell'arco di tutta la sua vita, la voce che è uno strillo, i capelli
anche, Mira Sorvino guarda con affettuosa indulgenza il regista newyorchese. E quella
qualità sorridente, ottusa e materna di chi non afferra perfettamente ma sa che, sotto
sotto, è tutto un gioco che trasporta la sua Linda, prostituta-pomostar e vera madre del
figlio adottivo del giornalista sportivo Lenny Weinrib (Allen), in un'altra stratosfera e
salva il suo personaggio dalla banalità oltre che dalla denigrazione più totale.
L'interpretazione di Sorvino in "La dea dell'amore" (Mighty Aphrodite),
le gioverà una nomination agli Oscar, e le ha già procurato
l'attenzione di registi, produttori e media. Ancora una volta, Allen mette al centro di un
suo film una donna, ancora una volta, in confronto al dismesso omino con gli occhiali, è
lei che fa la parte del leone. È 'un leitmotiv del regista newyorchese... da Louise
Lasser a Mia Farrow, a Diane Keaton, fino a Gena Rowlands, Mariel Hemingway, Juliette
Lewis e Jennifer Tilly. Anche se non tutti in Usa pensano che, per questo contributo
all'eguaglianza tra sessi nel cinema, Allen sia da ringraziare. La nota e affilata
columnist del New York Times Maureen Dowd, per esempio, ha definito "La dea
dell'amore" «un'operazione di propaganda», sostenendo che il regista lavava i
panni sporchi di casa a spese dello spettatore. Anche Jami Bernard, critico del Daily
News, offre un giudizio piuttosto politically correct, sostenendo che è una crudeltà
scrivere un personaggio così stupido e ridicolo come Linda: «Per le attrici, Woody Allen
è contemporaneamente una benedizione e un'anatema».
Mogli traditrici o arpie, ragazzine perverse e crudeli... la prostituta volgarotta
lobotomizzata... l'universo alleniano è un universo di amore, curiosità e misoginia.
Scandalizzarsi sembra ridicolo. Ma è vero che, "La dea dell'amore", un
film anche cattivo, ricco di riferimenti alla sua vita personale e in cui appare un coro
greco che ride forsennatamente di chi pensa che sia tutto una tragedia, non ha
entusiasmato il pubblico americano. In dieci settimane di programmazione ha incassato solo
cinque milioni di dollari, quindi piuttosto poco. E i critici, molto generosi verso Mira
Sorvino, sono stati meno entusiasti nei confronti del film. La storia è quella di Lenny,
cronista sportivo, che, persuaso dalla moglie, adotta un figlio. Nel giro di pochi
momenti, quell'essere di cui Lenny non voleva sapere diventa il centro della sua vita e,
naturalmente, il bambino più intelligente del mondo. Fino a quando papà non decide di
trovare la vera madre del "genio". Il fatto che si tratti «di una come Linda»
è uno shock: prima lui ne rimane perversamente interessato e poi cerca di spiegarle e di
cambiarle la vita. Il tutto ha il tono di una farsa, di un altro dei suoi classici squarci
newyorchesi e anche di una fiaba. Ma non perché l'intellettuale e la puttana vivranno
insieme felici e contenti.
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