Trama e Recensioni

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Trama:

Harry a pezziA New York Harry Block è uno scrittore che, arrivato ad un'età matura, vorrebbe mettere ordine nella propria vita, ma più ci prova più ricade nelle caotiche situazioni di sempre. I suoi romanzi hanno sempre una forte componente autobiografica e perciò alla sua crisi personale fa seguito anche una crisi di ispirazione creativa. Tra sogno e realtà, alcune situazioni prendono corpo, nelle quali lui riversa fatti accadutigli tempo prima: la prima moglie, una psicanalista che lui ha tradito con una paziente e che si vendica, facendogli incontrare il meno possibile il figlio di nove anni; la seconda moglie Jane, che lui ha tradito con la di lei sorella; tutte poi lasciate per Fay, giovane ammiratrice, che ora gli fa sapere di volerlo lasciare per sposare un loro comune amico. In questo girotondo di coppie, Harry cerca rifugio ora dallo psicanalista ora con alcune prostitute con le quali soddisfa la propria passione per il sesso orale. Quando la sua vecchia università lo invita per conferirgli la laurea ad honorem, lui chiede a Cookie, prostituta di colore, di accompagnarlo alla cerimonia. A loro si uniscono un'amico, trovato casualmente dal cardiologo, e il figlio sottratto di forza al controllo della madre. Durante il viaggio, Harry si ferma a casa della sorella, sposata ad un ebreo fanatico e con lei ha una forte discussione. Quando arriva, Cookie viene trovata in possesso di marjuana, e la polizia interviene per riprendere il bambino rapito. Tutto sembra andare a rotoli, quando il rettore dell'università invita Harry in una stanza, dove i personaggi della sua fantasia lo accolgono con un applauso. Harry capisce che solo con loro può sperare di salvarsi.

Sali   


Recensione di Emanuela Martini, "FilmTv" anno 6 n° 7:

Uno scrittore di mezza età in bancarotta spiritualmente e una folla di personaggi - Interpretati da un grande cast di star - in un film ilare e spudorato. Dove Allen mescola con misura perfetta, ironia e malinconia, crisi personali, morali e generali. Ancora una volta grande cinema passando a Bergman e Fellini

Harry a pezziUn carattere troppo nevrotico per funzionare nella vita, ma che funziona benissimo nell'arte. Uno che ha messo l'arte nel suo lavoro e non nella sua vita (come gli dice l'amico di lunghissima data che gli ruba la fan-allieva-amante per sposarla). Uno tutto nichilismo, cinismo, sarcasmo, orgasmo (come gli dice la sorella, alla quale risponde subito il protagonista «con uno slogan così in Francia vincerei subito le elezioni»). Questo Harry Block, scrittore nato ebreo e cresciuto ateo, che è arrivato alla mezza età e che, dopo sei psicanalisti, tre mogli, un numero indefinito di fidanzate, amanti e rapporti occasionali, ha fatto bancarotta spirituale. Woody Allen butta tutto nel calderone di "Harry a pezzi": ricordi di storie passate (soprattutto "Io e Annie" e "Manhattan"), scherzi irresistibili (gli improbabili "Omicidi a Manhattan" e le tipiche mamme ebree), la prostituta di "La dea dell'amore" e la voglia di musical di "Tutti dicono I Love You" (la scena dell'inferno, quasi un rosseggiante numero del Minnelli anni '50), vecchi amori (reali o immaginati), storie scritte in gioventù (una citazione letterale del suo racconto "La morte bussa"), il figlio e i "padri spirituali", Fellini e Bergman. Il viaggio in auto dell'intellettuale celebrato dal suo vecchio college, il sogno della cerimonia all'università, i terrori e le frustrazioni dell'infanzia che prendono corpo nell'aridità dell'età matura, vengono tutti da "Il posto delle fragole" (e la Morte con la falce da "Il settimo sigillo"). Ma la passione sfrenata per le donne, tutte, meglio se non le mogli, viene dritta da Fellini. Da entrambi, l'andirivieni continuo e perfettamente orchestrato tra vita e letteratura, in funzione della quale Harry (e forse Woody) ha saccheggiato amici, amori, parenti. Ma "Harry a pezzi", come non è necessariamente autobiografio (Allen lo ha ripetutamente sottolineato), non è neppure un astratto esercizio di omaggi, citazioni o autocitazioni. Infatti, sopra tutti i riferimenti, i ricordi, le suggestioni (cinematografiche, culturali, personali), c'è Woody Allen, autore. La sua misura narrativa è da tempo impeccabile: scandita su un tempo lieve di jazz, la storia dello scrittore in crisi che continua implacabile a intrecciare, nella finzione letteraria, nella vita privata e nei sogni e incubi, i tasselli e le facce della sua esistenza, cresce a poco a poco in una malinconia rodente e nervosa. Woody Allen sa raccontare le grandi crisi che riguardano tutti (non solo i cineasti newyorkesi pieni di idiosincrasie), le crisi di identità e di onestà morale e intellettuale, con un senso millimetrico delle sensazioni e dei caratteri, e sa mescolare, nella canonica ora e mezzo, sia le dilatazioni psicologiche che le frenesie quotidiane.
Harry a pezziE un autore che riesce a "scarnificarsi" (e a fare pensare anche noi a quante persone abbiamo usato-riprodotto-alterato, lavorando e vivendo) senza dimenticarsi di ridere dei grandi temi, delle crisi universali e (grandissima dote) di se stesso. Le battute si intrecciano con una velocità instancabile: «Credi che il presidente degli Stati Uniti voglia scopare ogni donna che incontra?» (Harry a sua sorella) e subito, con espressione perplessa, «Non è un grande esempio, vero?». Oppure, «Le più belle parole della lingua inglese non sono "ti amo", ma "è benigno"». Sembra facile; ma sceneggiature complesse e compatte come quelle di Allen sono rare. Come è rara la leggerezza con cui, tra tutto il resto, riesce a parlare di cinema: l'episodio di Robin Williams che, letteralmente, va fuori fuoco è uno degli omaggi più sofisticati e autentici degli ultimi anni alla straordinaria capacità del cinema di "riflettere" (tecnicamente e teoricamente) la condizione umana. Un film ilare, tanto spudorato da avere il coraggio di cominciare con un pompino e tanto acuminato da risultare inquietante.

Sali   


Recensione di Claudio Pofi, "Tempi Moderni":

Presentato fuori concorso all'ultimo festival di Venezia l'ultimo film di Woody Allen è ancora una volta alle prese con la vita di un disperato artista, lo scrittore Harry, idiosincratico personaggio di questo scorcio di fine secolo. Un puzzle di fantasie e realtà si frammentano e ricostituiscono parlandoci ancora una volta di lui, di Woody. "Harry a pezzi" è un film complesso, mescolato con arguzia che racconta le vicende di uno scrittore complessato, con un profondo problema verso la vita di coppia, convinto che l'erotismo senza sentimenti possa compensare le sconfitte del cuore e fare da cuscinetto freudiano ad una vita perpetrata attraverso continue disillusioni d'amore e sensi di colpa con i quali a volte si può intraprendere persino la strada verso l'autodistruzione. Alla fine tuttavia saranno proprio i personaggi delle storie di Harry scrittore a festeggiarlo, intorno nessun altro. La riflessione ultima, quasi appagante, per uno spirito in perenne lotta con gli amori della vita, è che tutto sommato l'arte può essere la panacea di ogni cosa e che è possibile ancora credere in se stessi, anche se si è vissuta la propria esistenza mettendo esclusivamente l'arte nel proprio lavoro e mai nella propria vita.
Harry a pezziPiù che in altri suoi film il tentativo di Allen è quello di mescolare la fantasia e la realtà le cui linee di divisione di film in film sono sempre più sottili. La tecnica è quella di sempre: le musiche d'annata scandiscono il ritmo della storia, Carlo Di Palma fa prendere corpo al film con i suoi colori forti, che lasciano come sempre la sensazione di essere un tutt'uno con la volontà del regista, mentre il montaggio a scatti, nevrotico ed enfatizzante salda insieme i vari racconti di Harry. Gli attori non lasciano dubbi: spassosa la presenza in un ruolo cameo di Robin Williams nella parte di un personaggio "sfuocato" e persino Demi Moore riesce a convincere accanto al vecchio Woody.

Sali


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