Kenneth
Branagh, Allen sono io
Come
creare delle aspettative e regolarmente disattenderle. Kenneth Branagh sembrava destinato
a seguire la stessa strada di Laurence Olivier: tanto Shakespeare e una grande attrice per
moglie, immancabilmente al suo fianco sulla scena. Tutti la pensavano così fino a non
molto tempo fa, dopo il bellissimo "Enrico V" e il brillante "Molto
rumore per nulla", ai tempi del matrimonio con Emma Thompson. Unione salda solo
in apparenza, perché lei se n'è andata con il giovane Greg Wise e lui si è rifatto una
vita con l'esangue Helena Bonham Carter, sua partner in "Frankenstein".
Quanto a Shakespeare, dopo "Nel bel mezzo di un gelido invemo" e dopo
il kolossal "Hamlet", diretti senza avere la nuova giovane compagna al
proprio fianco, l'ex enfant prodige della cinematografia britannica sembra averlo messo da
parte per diventare l'alter ego del più significativo esponente delle nevrosi made in
Usa, Woody Allen. Nel film "Celebrity" Kenneth Branagh è infatti
l'inquieto giornalista attorno al quale ruota la vicenda, un personaggio che si potrebbe
tranquillamente definire una specie di alter ego del regista americano.
Come mai Woody Allen ha scelto lei per impersonare qualcuno che gli somiglia?
«Non c'è nessuno che riesca a dire le sue battute come le dice lui. Credo che sia
anche per questo, per dare un tono più drammatico alla vicenda e perché riesco ad essere
divertente senza essere un clown, che Woody Allen ha preferito me. Sono convinto che Allen
non ha interpretato personalmente la parte perché sentiva il bisogno di un certo
distacco. In ogni caso il copione descriveva in maniera dettagliata e minuziosa quel che
dovevo fare e perfino come dovevo muovermi; questo mi ha facilitato moltissimo. Forse, il
fatto che sia stato io a interpretarlo ha reso il personaggio più profondo soprattutto
nei rapporti con le donne del film, tutte bellissime. L'idea di "Celebrity" è
che non si arriva mai a trovare la donna perfetta. Il mio personaggio è senz'altro poco
attraente ma affascina le donne. Secondo Woody perché è un perdente e quindi stimola il
loro lato materno».
Dicono che Woody Allen accetti volentieri le idee altrui durante la lavorazione
del film.
«Se è così, non me ne sono accorto. Questo non tanto per l'indisponibilità di lui
ma perché su un suo set si respira un'atmosfera unica. Molti attori hanno paura perché
sanno che possono essere cacciati da un momento all'altro. È già successo, e questo
rende tutti molto nervosi. All'inizio io facevo parecchie domande, poi ho capito che Woody
Allen non ama dare spiegazioni. Quello che ti chiede è di trasformarti completamente nel
personaggio. Per interpretare un suo film devi avere molta fiducia in lui che del resto ha
un fortissimo carisma, e questo ti porta ad assumere anche nella vita i comportamenti che
hai nel film. Ce ne siamo accorti una sera in cui eravamo al ristorante e improvvisamente
ci siamo sorpresi a parlare gesticolando nevroticamente con lo stesso linguaggio del suoi
personaggi. Comunque "Celebrity" è più maturo, un film molto triste e
melanconico, diventato più divertente facendolo».
Cosa pensa della celebrità?
«Celebrità è molte cose diverse. E celebrità anche quella di chi, pur di essere
quarto d'ora sulla cresta dell'onda, mette in piazza nei dettagli i propri affari più
intimi e scabrosi. Per essere famosi bisogna comunque pagare un prezzo. Lo sapevo quando
ho cominciato a fare l'attore e l'ho messo da subito in preventivo».
E ora che farà?
«Ho terminato le riprese di "Wild Wild West", dove sono il cattivo che
congiura per impadronirsi del mondo. Poi tornerò a Shakespeare".
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