Trama
e Recensioni
Trama:
A
New York Lee Simon, giornalista quarantenne, è in un momento delicato della propria vita
privata e professionale. La sua attività si svolge nel mondo dello spettacolo, della
moda, della società mondana e intellettuale: vorrebbe uscire dalla routine e progetta un
romanzo, la cui scrittura va avanti molto lentamente. Ha anche una sceneggiatura che cerca
di sottoporre all'attenzione di molti, tra cui il famoso attore Brandon Darrow che lo
porta con sé per un pomeriggio, passato tra un incontro di boxe e un altro con alcune
disponibile ragazze e infine lo liquida, dicendogli di richiamare il suo agente. Lee è
sposato con Robin ma il matrimonio è in crisi e lui le dice che vuole separarsi. Robin
stenta a riprendersi dal duro colpo, finchè nello studio di un medico incontra Tony
Gardella, produttore televisivo, che la invita ad uscire. I due cominciano a frequentarsi,
Tony esorta Robin ad impegnarsi nel settore televisivo, e lei, dopo alcune incertezze,
comincia a curare qualche trasmissione, fino ad avere un grande successo. Anche quando
Tony le chiede di sposarsi, Robin in un primo momento esita, ma poi si decide e i due poco
dopo sono in attesa di un figlio. Lee, invece, non sa bene cosa fare: segue l'attrice
Nicole, cerca di avvicinare una modella, comincia una convivenza con Bonnie, ma il giorno
stesso in cui lei decide di trasferirsi, lui le dice che non l'ama più, perché attratto
da Nola, giovane attrice. Bonnie prende il manoscritto di Lee e lo getta in mare. Una
sera, alla prima del film di un regista di successo intervengono tutti i nomi di successo,
e Robin è tra questi. Nelle prime immagini della pellicola, appare in cielo la scritta
" help".
Recensione di Emanuela Martini, "FilmTv" anno 7
n° 1:
Disarmante confessione personale e artistica firmata Woody Allen, Che
attraverso il suo alter ego Kenneth Branagh racconta una
storia di nevrosi e coppie in crisi. Un film non perfetto ma stupefacente e con un grande
cast.
Matrimoni
che naufragano, analisi, chiromanti, terapie religioso-salutiste; nuovi incontri, nuovi
matrimoni e delusioni; carriere che non decollano, si afflosciano, mutano bruscamente;
romanzi in copia unica le cui pagine vengono disperse una a una tra le onde della baia da
una fidanzata offesa, abbandonata nel momento stesso dell'inizio della convivenza; critici
supponenti, pittori stordenti, modelle "polimorficamente perverse", attrici
bulimiche, divi nevrotici; Manhattan, Central Park, Elaine's (ristorante
"feticcio" a partire dai primi film di Allen); una Aston Martin del 1967, film
nel film, vernissage e sfilate di moda, battute e citazioni a ruota libera. In un bianco e
nero scandito e un po' intristito, Woody Allen torna a raccontare una storia newyorkese di
coppie, nevrosi e crisi. «Ho compiuto i quarant'anni. Non voglio svegliarmi a
cinquanta per scoprire che ho misurato la mia vita a cucchiaini di caffé», dice il
protagonista, un giornalista che divorzia dalla moglie, si fidanza con una nuova compagna,
ma non riesce a trattenersi dall' inseguire modelle sfolgoranti e camerierine intriganti,
e che vorrebbe ricominciare a scrivere un romanzo incompiuto. E Kenneth
Branagh, travolgente e istintivamente comico, che "mima" Woody Allen nella
voce, le pause, i movimenti, nelle gaffe e nella maldestrezza. Film piccolo, stracolmo di
riferimenti personali e di frecciate professionali, scritto e diretto in punta di penna, "Celebrity"
rischia un po' la maniera: Allen torna sugli andirivieni sentimentali di "Manhattan" e gli incroci di coppie di "Hannah e le sue sorelle", ma senza il sottile
dolore del primo né la perfezione narrativa e psicologica del secondo. Ma la leggerezza
con cui Allen riesce a essere triste, un po' svuotato e volgare è sempre stupefacente, e
il cast esemplare. E soprattutto, il grido muto e disperato, "Help", scritto in
cielo dal fumo di un aereo, su cui il film si apre e si chiude, è una disarmante
confessione personale e artistica.
Recensione di Francesco Troiano, "Tempi Moderni":
Al ritmo di una pellicola l'anno,
Woody Allen continua a fornire agli spettatori saggi inimitabili di un'arte capace magari
soltanto di fornire variazioni su una tastiera tematica ben definita ed ampiamente
diteggiata in una oramai lunghissima filmografia: ciò non toglie che il Nostro continui
ad incantare, rimescolando le carte con una abilità stregonesca, talvolta con un pizzico
di mestiere tuttavia mai stucchevole.
Prendiamo questo "Celebrity":
secondo le parole del suo stesso autore, «Il film racconta la storia di due persone:
per loro tramite gli spettatori vengono a contatto con la celebrità in tutte le sue
forme, da quelle a livello nazionale a quelle celebrate nel privato».
In realtà, gli argomenti trattati sono quelli che sembrano divenuti costanti nell'ultimo
Allen: la sensazione del fallimento quale mestissimo approdo (sia esso definitivo o
provvisorio, si tratti della vecchiezza oppure del raggiungimento della linea d'ombra), la
paura della solitudine, il sesso come antidoto provvisorio, l'amore che suscita speranza
ed incute timore.
Così, sull'onda struggente di musiche dei bei tempi che furono, si snoda la ronde di
personaggi bislacchi ed inteneriti, egocentrici e malinconici, struggenti e fedifraghi,
ossimoricamente sinceri e bugiardi: l'innamoramento può esser detto all'improvviso, anche
se ci si è trasferiti il giorno prima nella casa di un'altra donna, cui non resterà che
gettar via per vendetta l'unica copia di un manoscritto probabilmente divenuto inutile
perché la vita vera la vince sempre sulla finzione.
Alla fine, non resterà che ritrovarsi all'anteprima del mediocre Liquidator divorziati o
riaccoppiati, imbarazzati od ilari, convalescenti o guariti: il buio della sala sarà
pronto ad accogliere tutti, in un nuovo provvisorio equilibrio destinato a durare
solamente l'espace d'un matin. O, chissà, neanche quello.
Recensione di Alessandra Meo, "StradaNove", 10/09/98:
Fedele
alla tradizione anche quest'anno Woody Allen ha presentato qui a Venezia '98 il suo ultimo
film, Celebrity.
Cos'è la celebrità? un impedimento o qualcosa di cui non si puo fare a meno? E
soprattutto quanto costa? Queste le domande che il buon Woody si pone e alle quali sembra,
considerato che il film inizia e finisce con la parola help, non riesca a dare una
risposta.
Protagonista della storia è un giornalista di viaggi insoddisfatto del lavoro e della
propria vita (Kenneth Branagh, alter ego di Woody Allen che
per l'occasione ne ha interiorizzato lo stile recitativo).
Alla ricerca di una nuova identità decide di divorziare dalla moglie e mettere mano a una
sceneggiatura e ad un nuovo libro. Consapevole del fatto che per veder pubblicati i suoi
lavori deve avere i contatti giusti si dedica alla frequentazione delle persone che
contano. Incontra stars dai costumi disinvolti e bizzarri (Leonardo di Caprio distruttore
di camere d'albergo alla maniera di Jhonny Depp), che giocoforza condivide, illudendosi di
avercela quasi fatta, ma il dubbio e l'insoddisfazione riaffiorano inesorabili.
La ex moglie nel frattempo, dopo aver cercato di curare il dolore della separazione con
ritiri spirituali e tentativi di chirurgia plastica, trova l'amore vero, si libera, grazie
all'aiuto di una professionista, di alcune rigidità sessuali dovute alla mentalità
cattolica (la scena più esilarante del film) e per di più diventa una star televisiva.
Questione di destino?
No, questione di equilibrio interiore, come chiaramente ci indica lo stesso Allen
nell'evolversi della trama.
Il film, girato interamente in bianco e nero, è meno riuscito del precedente ("Deconstructing Henry") dal punto di vista
registico, soprattutto è meno approfondito nella scrittura e questo è un grave handicap
per chi ha sempre puntato più sulla comicità di parola che su quella di situazione.
Quello che salta all'occhio è un ritorno ai temi cari all'Allen analisi-dipendente, che
vanifica la speranza di chi in Henry a pezzi aveva intravisto la possibilità di un
affrancamento del regista dalla psicanalisi.
Se amate l'Allen di "Mariti e Mogli"
sarete delusi dalla scarsa introspezione. Se preferite la maniera di "Manhattan" rimarrete male all'idea che quei tempi
non torneranno, molto probabilmente, più. C'è un'ultima possibiltà. Se conoscete e
amate, comunque, Woody Allen, capirete che la Celebrity schiaccia e fa male quando è
semplicemente subita e avrete comunque una speranza in più per il prossimo film.
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