Intervista
a Woody Allen
Che cosa
c'è che non va nel cinema, oggi?
«Secondo me che il cinema che la letteratura dovrebbero essere in grado di variegare
la propria offerta in modo che vi possa essere una molteplicità di espressioni. Io non
sono contrario all'idea che parte della produzione cinematografica sia l'espressione di
una cultura popolare, né sono contrario ai film fatti di grandi effetti speciali o alle
commedie un pò banali; la cosa che più mi duole è che non sembra esserci oggi posto per
il cinema serio, per il grande cinema. Questo è il problema. Ci dovrebbero essere per il
pubblico più possibilità di scelta. Invece, per come è strutturato oggi il cinema da un
punto di vista economico, l'unica motivazione per mandare avanti un progetto sembra essere
quella degli utili, del profitto. E' questa la vera crisi del cinema».
Ma per lei qual'è il ruolo del filmmaker?
«Non credo che ci si debba preoccupare della funzione dell'artista anche perché non
credo che ne esista una in particolare. Da una parte ci sono filmmaker che desiderano
lanciare con i loro film un messaggio educativo, dall'altra ci sono registi che desiderano
invece raccontare i propri demoni, le proprie crisi personali e così via. Purtroppo oggi
però il cinema si sta appiattendo ad un livello piuttosto banale, superficiale e i film
di prima qualità sono rarissimi. E questo risponde anche ad una scarsa domanda di
prodotti di qualità da parte del pubblico, anche da quella fetta di pubblico formata da
giovani colti e questo perché la loro conoscenza del cinema, quello con la C maiuscola,
è molto limitata. Se nomini loro Antonioni, ad esempio, non sanno nemmeno che è un
regista».
I suoi personaggi sono persone sempre più superficiali, che conversano di
argomenti sempre più triviali. Cosa c'è dietro questa vacuità nei rapporti
interpersonali degli americani che lei ci racconta?
«Siamo ormai ossessionati dalla banalità e credo che questo derivi dalla qualità
che ritroviamo nella televisione. La televisione, per mandare in onda cose ventiquattro
ore al giorno, è costretta a riempire i palinsesti di banalità e porcherie, che dunque
ci perseguitano per tutto il giorno e diventano parte integrante delle nostre esistenze e
argomento di conversazione. Negli Stati Uniti, spesso, l'unica cosa che unisce un gruppo
di persone è il fatto di guardare la stessa trasmissione televisiva e quindi finiscono
col condividere le battute, i riferimenti, le idee e c'è dunque una banalizzazione
ulteriore del quotidiano».
Cosa ne pensa di Leonardo di Caprio come attore?
«Un gran bene. Ho scelto Leonardo prima che partecipasse a "Titanic". Lo
avevo visto ne "La stanza di Marvin", perchè Diane Keaton è una mia vecchia
amica. l'ho chiamata per saperne di più su questo giovane interprete e lei mi ha detto
che era un attore eccellente e mi ha suggerito di guardare "Buon Compleanno Gilbert
Grape", altro film di cui Leonardo era stato interprete. ne ho subito apprezzato le
doti di attore e quando stavamo scritturando i vari interpreti per "Celebrity"
il suo nome era nella lista dei candidati, così lo abbiamo scelto. Sei mesi dopo è
scoppiato il caso "Titanic" e Leonardo è diventato una star. Inutile dire che
per noi è stato come vincere una lotteria. Infatti io ho subito pensato: "magnifico,
adesso tutti verranno a vedere il mio film!", ma non è stato così e quindi, invece
di essere io a lanciare questo giovane talento, l'ho ritrascinato in basso. Vorrei però
sottolineare che ho un'immensa stima di Leonardo che oltre ad essere un bel ragazzo è
anche un magnifico attore e se riuscirà a mantenere il controllo delle sue immense
capacità, predico per lui una carriera splendida, alla stregua di quella di Robert De
Niro e di Al Pacino».
E il suo prossimo film?
«Ho appena finito di girarlo ma non ha ancora un titolo. Gli interpreti sono Sean
Penn, Uma Thurman, Samantha Morton e Anthony La Paglia. E' una commedia agrodolce
ambientata negli anni Trenta e racconta la storia di un musicista la cui vita è
indissolubilmente legata a quella delle due donne co-protagoniste. Il direttore della
fotografia è cinese e questa è stata la sua prima esperienza di lavoro fuori da Pechino.
Il film dovrebbe uscire in America alla fine dell'estate. Non lo abbiamo ancora montato ma
sono molto contento del girato perché la recitazione è ottima e la fotografia davvero
bellissima. Se sarà un insuccesso, dunque, sarà solo colpa mia».
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