Ecco la ricostruzione di una delle tante esibizioni jazz di Woody Allen al
Michael's Pub di New York
Dai primi anni Settanta, ogni lunedì sera, Woody
Allen ha un appuntamento irrinunciabile quanto quello con lo psicanalista di cui si può
considerare in qualche modo complementare e gemello: l'esibizione jazz con clarinetto al
Michael's Pub di New York, nella "prigione" di Manhattan all'orizzonte di
Broadway e del Radio City Music Hall, l'area di varia umanità che tanto lo delizia e lo
angoscia. Gente comune e gente speciale, soprattutto la setta dei Suoi fans, soprattutto
europei e italiani, fanno la fila per riuscire a entrare nel 1ocale che non è molto
ampio.
A qualcuno piace freddo: l'atmosfera è di quelle serie, mini
tavolini rotondi su cui appoggiare un bicchiere e massima attenzione. Insomma il silenzio
concentrato che si conviene agli avvenimenti. Poi arriva sul palco la "band" e
Woody è insieme a loro, vestito casual, con i soliti occhiali, tiene lo sguardo
strisciante e non fa entrate né gesti da divo: suonano tutti insieme appassionatamente,
senza guardare in faccia nessuno, per un'oretta, raccolgono i plausi, generalmente
sostanziosi e se ne vanno. Qualcuno, magari il solito italiano, chiede lautografo e,
se è serata, viene anche soddisfatto: ma non è quello lo scopo.
Woody suona il clarinetto in apnea, quasi in funzione terapeutica
e forse lappuntamento fisso settimanale che ha preso da anni con la sua volontà fa
da punto fermo nella nevrotica vita dell'artista.
Bisogna proprio che sia fuori zona, su un set lontano, perché mr. Allen in Zelig rinunci
alla sua love story con la musica dixieland. Del resto chiunque abbia in mente le
sue pellicole sa quale discreta ma ferma importanza abbia in esse la colonna sonora. Non a
caso nel pre finale di "Manhattan", quando Ike
Davis in Allen elenca a se stesso e al pubblico le cose per cui vale veramentè la pena
dì vivere, accanto a Groucho Marx, i film svedesi, Flaubert, Brando, Sinatra e i granchi
di Sam Wo, mette il suo amato Louis Armstrong quando suona "Potatohead blues".
E, come risposta, c'è la famosa uscita di "Misterioso
omicidio a Manhattan", quando Allen dice che «sentire Wagner gli fa subito venir
voglia di invadere la Polonia». Basta risentire, con la memoria (o con una cassetta) lo
swing dei suoi titoli di testa o di coda per tuffarsi nella più geniale stagione della
musica americana, quella degli anni Trenta e Quaranta. Con Armstrong, appunto, ma anche
con Irving Berlin (che, morto ultracentenario, non concedeva a nessuno i diritti dei suoi
song, nemmeno a Fellini), Rodgers e Hammerstein, Gershwin, le grandi orchestre di Tommy
Doorsey e Glenn Miller e le performance di Fred Astaire e Ginger Rogers, i cui
leggendari volteggi sul ritmo di "Cheek to Cheek" sono parte emotiva
integrante della "Rosa purpurea del Cairo". Ma
anche i migliori dei contemporanei, come Burt Bacharach ("Ciao
pussycat"), Marvin Hamlisch ("Prendi i soldi e
scappa", "Bananas") e Dick Hyman gli hanno
dato una mano. A volte Allen fa tutto da solo, come nel caso del "Dormiglione", o si fa aiutare da un autore classico come
Prokofiev (vedi "Amore e guerra") e Mendelssohn
("Commedia sexy in una notte di mezza estate"),
dal Kurt Weill di "Soldati e bombe" per esigenze espressionistiche in "Ombre e nebbia", o dal Sinatra di "If You Are But a
Dream" in "Radio Days", film amarcord che
costituisce un vero patrimonio di song d'epoca, della golden age.
Si tratta di rivalutare e diffondere uno dei più genuini
patrimoni americani, essendo stato il musical il linguaggio tipico del teatro di
quel paese, così come Bellow e Roth, Capote e Williams hanno segnato la letteratura. Ecco
quindi che Gerswhin domina su "Manhattan" ed è
un pezzo di linguaggio Usa, le sue sinfonie come i grattacieli, in alto. E la famosa
"sound track" con canzoni di repertorio, che esprimono benissimo, con la loro
notorietà multinazionale, i sentimenti patriottici di Allen nei confronti del patrimonio
artistico del proprio paese. Che è poi anche il suo biglietto da visita all'estero: basta
una nota di "You Can't Take Away From Me" e dovunque tu sia ti
metti a battere il tempo con il piede o a fischiettare, invaso da un riconoscente senso di
nostalgia.
Nel 1993 la jazz band in cui suona Woody Allen ha realizzato il proprio primo e unico
disco:
New
York Jazz Ensemble, The Bunk Project, MusicMasters 514 937-2, 1993
che qui vi offro completo in formato MP3, se volete un consiglio: scaricatelo
ora, si tratta davvero di bella musica!
Un enorme grazie va a N.G.79 che ha reso disponibili a tutti noi questi
file.
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